Conoscete i famosi Faraglioni di Acitrezza ? un luogo magico dove passare un giorno di mare immersi nelle leggende.

Le isole che formano questo arcipelago sono: l’isola di Lachea, l’isola Faraglione Grande, Faraglione di Mezzo e il Faraglione degli Uccelli. Visitare questi posti è davvero un’esperienza unica.

Oltre le numerose bellezze paesaggistiche, la riviera dei ciclopi offre tantissimi spunti per storie di leggende e letterarie.

Ma comincia a scoprire questo fantastico posto.

Isola di Lachea

L’Isola Lachea è attraversata da una spaccatura che sembra la tagli in due e che si estende fino alla parte sommersa dell’isola formando un piccolo canyon tutto da scoprire.

I faraglioni sono tre e sorgono a sud dell’isola di Lachea. Le prime tracce sull’isola risalgono all’epoca preistorica, testimoniato dalla presenza di due piccole tombe a grotticella che nel corso degli anni sono state adattate a diversi usi. A nord-est delle grotte, dopo la scalinata che conduce al Museo dell’Isola, si trovano due grandi buche circolari profonde un metro, dove gli archeologi hanno rinvenuto utensili dell’età tardo romana.

A pochi passi dalla riva si trova un piccolo fabbricato che oggi ospita il laboratorio biologico marino e di lì a pochi passi parte il sentiero che porta alla sommità dell’isola dove troviamo il Museo, la Cisterna e la Grotta del Monaco dalla quale si può godere di un meraviglioso panorama.

Faraglione Grande

Il Faraglione Grande, o di Santa Maria, è l’unico dei faraglioni che è stato toccato dall’intervento dell’uomo testimoniato dalla presenza di una scala in muratura che conduce fino ad una piazza dove è sistemata la statua della Vergine (segno di devozione dei pescatori).

Gli altri due Faraglioni, molto più piccoli per dimensione, non presentano particolarità.

Ma perché questo è un posto magico?

Narra la leggenda che in questo lembo della Sicilia orientale compreso tra l’Etna e il mare, vivesse una splendida ninfa chiamata Galatea, figlia di Nettuno. La giovane era innamorata del pastorello Aci, con cui soleva amoreggiare lungo una spiaggia della costa. Erano creature diverse, appartenenti a due mondi differenti: figlia del mare, Galatea era una Nereide, ovvero una delle 50 ninfe che avevano il compito di proteggere i marinai, mentre il regno di Aci era tra i boschi e le montagne.

Ogni giorno, al tramonto, i due si separavano, con la promessa di ritrovarsi all’indomani. Ma in quella zona viveva anche il ciclope Polifemo, gigante monocolo innamorato di Galatea. Polifemo era al servizio di Efesto, dio del fuoco, e lavorava nella sua fucina, all’interno del vulcano Etna, dove forgiava i fulmini di Zeus e altre opere mirabili come ad esempio l’armatura di Achille.

Un giorno, Polifemo vide i due innamorati che si intrattenevano sulla riva del mare. Accecato dalla rabbia, sradicò alcuni alberi, quindi prese un masso gigantesco e lo lanciò contro Aci, uccidendolo. Il masso continuò la sua corsa e finì in mare, dando origine all’attuale isola di Lachea. Distrutta dal dolore, Galatea pianse tutte le lacrime del mondo, al punto che gli Dei ebbero pietà di lei. Trasformarono Aci in un fiume, e la ninfa in schiuma del mare, cosicché i due innamorati potessero abbracciarsi per l’eternità.

Isole dei ciclopi. Il “sangue” di Aci

Il fiume Aci sgorga dall’Etna e scorre in gran parte sotterraneo, gettandosi in mare proprio in quel tratto di costa in cui s’incontravano i due innamorati. Qui, a testimonianza di quel tragico amore, c’è una sorgente d’acqua dolce dal caratteristico colore rossastro che i siciliani chiamano “u sangu di Jaci”, il sangue di Aci.

Il corpo del pastorello, smembrato in nove parti, venne scaraventato lontano da Polifemo, e dove ricaddero i vari pezzi vennero fondate nove località che presero tutte il nome dello sventurato pastorello come prefisso, seguito dal suffisso che contraddistingue i diversi centri abitati. (Aci Trezza, Aci Reale, Aci Castello, Aci Sant’Antonio, Aci Santa Lucia, Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Platani e Aci San Filippo).

Ulisse e Polifemo

Quello di Aci e Galatea non è l’unico mito legato a questi faraglioni. Un’altra importantissima leggenda che aleggia nell’arcipelago è quella relativa all’incontro tra Ulisse e Polifemo, che simboleggia la vittoria dell’intelligenza e dell’astuzia sulla forza bruta. Questo mito, narrato da Omero nell’Odissea, racconta che Ulisse sbarcò con i suoi compagni proprio sull’isola di Lachea, causa della morte di Aci.

Il ciclope divorò sei dei suoi uomini, ma Ulisse riuscì a fuggire, ingannando Polifemo con un abile stratagemma. In preda all’ira, il gigante prese dei sassi e li scagliò contro i fuggitivi. Quelle pietre finirono in mare e formarono gli attuali faraglioni dell’arcipelago.

I Malavoglia di Verga

Uno scenario magico quello delle isole dei Ciclopi, terra di favolosi amori e avvincenti leggende. Un palcoscenico davvero unico, che ha affascinato anche la letteratura e il cinema. I faraglioni di Aci Trezza costituiscono infatti l’ambientazione dei Malavoglia di Giovanni Verga, nonché del film La terra trema di Visconti, ispirato al libro.

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